Si dice però che quando la sbronzona ha bevuto sia più facile catturarla, anche perché dopo essersi librata in alto, (forse in un empito di allegria?) torna giù a vedere se per caso ce n’è ancora un goccio. E allora si acchiappa senza fatica. Ma il professor Stella si è raccomandato: non lo fate, lasciatela libera. Nemmeno lui, per studiarla, ha commesso una tale scorrettezza. Non sta bene approfittarsi di una signora che ha alzato un po’ il gomito.
Nella zona di Capalbio c’è come un tacito accordo, tra gli amici della Jasio: bisogna proteggerla perché è sempre più rara. E non soltanto lei, ma anche altre farfalle che abitano i nostri boschi e i nostri giardini, come il Papilio macaone, la Vanessa pavone che porta due straordinari disegni di falsi occhi sulle ali, e altre bellissime vanesse, o le pieridi bianche con un neo nero come i pierrot, e le loro cugine giallo limone. C’è l’obbligo di stare attenti e di preoccuparsi della loro incolumità, come si fa in tutti i paesi civili del mondo.
Quando una farfalla rischia di entrare in collisione con la nostra vettura, noi della zona abbiamo l’abitudine di avvisarla in tempo che stiamo passando e lei, che sembra tanto svagata, inverte con flemma e precisione la rotta, evitando lo scontro. Ci sono così poche farfalle, oramai, che bisogna tenerle da conto come gioielli, ma è un po’ difficile convincere i non esperti - anche se amano davvero gli animali - che i lepidotteri hanno un apparato acustico efficiente e che basta qualche colpo di clacson per farli scansare dalle strade. Eppure con questo sistema se ne salverebbero parecchi.