LA CACCIA

In questa sezione troverete racconti di caccia, foto d'epoca e pubblicità d'epoca tutti tratti dalla rivista Diana dei primi del 1900
Gli articoli in queste pagine e le foto scelte sono a cura di Moreno Andreini, alcuni racconti e alcune foto sono state prese dalla rivista di caccia "DIANA" dal 1916 al 1930, anche le pubblicità sono di questo periodo, l'articolo che segue e il materiale fornito sono di Cesare Fociani che ringraziamo per la collaborazione.
Quando si parla di Capalbio non si può non parlare di caccia. Il paese con il suo territorio si colloca di una zona che dal punto di vista naturalistico lo caratterizza e lo pone nel cuore della "Maremma".
I boschi di macchia mediterranea, i cedui di quercia e cerro, il lago costiero di "Burano" attorniato da zone umide fanno si che per la varietà degli ambienti, si possa trovare la selvaggina più assortita, dal cinghiale agli anatidi.
Prima dell' avvento della riforma Agraria (anni 50) il latifondo era la struttura che governava la proprietà terriera.
A questo si associava una agricoltura estensiva e molto biologica supportata da grossi e importanti allevamenti zootecnici, Bovini ed equini di razza maremmana allevati allo stato brado e ovini di razza " sopravissana ".
In questo scenario l'altra attività importante esercitata, o per necessità o per diletto, era la caccia. Il cinghiale presente su tutto il territorio boscato viene cacciato con battute organizzate le cosi dette " cacciarelle " in cui da parte si schierano i cacciatori le " poste " e dall' altra i " bracchieri o canai " con i cani.
Nell'800 fino ai primi del 900 Capalbio fu "feudo" di una nobile famiglia: i Collacchioni.
Appassionati cacciatori, dai primi di Novembre a fine Gennaio organizzavano le " cacciarelle ", occasione di incontro per la nobiltà dell' epoca. Intorno al 1920, non a caso ,la nostra terra, per la passione della caccia, fu frequentata dal maestro Giacomo Puccini.
Ospite dei Sigg. Magrini a Pescia Fiorentina, soggiornò anche alla Torre della Tagliata dove si dice abbia composto la Turandot.
Altri artisti, per citarne qualcuno, furono attratti dalla nostra terra e dalla caccia, da non dimenticare il pittore Eugenio Cecconi che con le sue tele ha immortalato episodi di caccia così come lo scrittore Eugenio Niccolini che , con "Giornate di caccia " ancora oggi ci fa rivivere quei momenti pieni di emozioni per le azioni di caccia e per la suggestione dei paesaggi descritti.
Altri scrittori ancora: Ferdinando Paolieri, Fabbri-Pelloni, Pulcioni, Vincenzo Chianini, Ettore Garavini con il suo volume "Beccacce e beccacciai".
Il disboscamenti prima le opere di bonifica poi e l'eccessivo frazionamento della proprietà, con l'avvento di una agricoltura intensiva, la entropizzazione della zona costiera, hanno contribuito in maniera determinante ad un ridimensionamento delle popolazione selvatiche ad eccezioni del Cinghiale e capriolo per ragioni loro specifiche.
Neli ani 60 dall'E.P.T. di Grosseto viene organizzata a Capalbio una riserva di caccia molto apprezzata, che fa confluire cacciatori da tutta Italia.
Questa è il momento di maggiore attività del paese tutti gli abitanti trovano un lavoro e chi è venuto a Capalbio per la caccia ci torna con la famiglia per la bellezza del nostro mare, per la bontà della nostra cucina per l'ospitalità che i capalbiesi hanno saputo dare e anche per quella cultura venatoria che appartiene al loro DNA.